La seguente sintesi è tratta da:
René Latourelle, A Gesù attraverso i Vangeli. Storia ed
ermeneutica, Cittadella, Assisi 1982, pp. 242-270
Rino Fisichella, La rivelazione: evento e credibilità, EDB,
Bologna 1985, pp. 223-226
Francesco Lambiasi, Gesù di Nazaret: una verifica storica,
Marietti, Casale Monferrato (AL) 1984, pp. 63-79
Ad un primo livello di verifica sui testi evangelici e
neotestamentari gli esegeti operano una critica letteraria: storia della
redazione, storia delle forme, analisi linguistica e filologica. Tale lavoro permette di ricostruire la storia
della redazione dei testi e della tradizione che li ha generati ed attraverso
cui sono giunti fino a noi. Si giunge così agli strati più antichi dei documenti,
il livello dell'arcaicità. Dopo di ciò ci si deve domandare se ed in quale
misura quei dati risalgano a Gesù stesso, e quindi risalire al livello
dell'autenticità. Siamo qui sul terreno della critica storica.
Prima distinzione: tra critica interna ed esterna. La prima
fa riferimento ai dati, letterari e storici, presenti esclusivamente
all'interno del documento in analisi. La seconda paragona tali dati con quelli
rilevati da documenti - letterari, artistici, storici ed archeologici - esterni
al documento che si sta studiando.
Seconda distinzione: tra indizi e criteri. Un indizio può
condurre ad una verosimiglianza, ad una probabilità, non ad un giudizio sicuro
di autenticità storica. Ad esempio, il fatto che i Vangeli abbiano conservato
un certo numero di particolari assolutamente neutri, che non tradiscono alcuna
intenzione teologica evidente, costituisce un indizio favorevole, ma non un
criterio in senso stretto. Fatti del genere possono manifestare la fedeltà
all'avvenimento reale da parte della tradizione, ma possono anche derivare dall'attività
redazionale. La prova di storicità resta da stabilirsi. Altrettanto si deve
dire a proposito de l'impressione di verità che lasciano i Vangeli. Gli storici
mostrano riserve e diffidenza nei confronti di argomenti del genere.
Terza distinzione: tra arcaicità delle forme (letterarie) e
autenticità storica del contenuto. Bultmann riteneva che lo studio del
trattamento subito dal materiale evangelico passando da Marco e dalla fonte
Quelle a Matteo, Luca e Giovanni, e infine agli apocrifi, mettesse in luce le
tendenze della tradizione nel corso della sua trasmissione. Una volta
conosciute le leggi che governano tale trasmissione, si potrebbe presumere che
esse abbiano ugualmente operato in Marco e nella Quelle. In tal caso si
potrebbero scoprire le forme primitive della tradizione, o almeno le forme più
pure. McArthur indica alcune di queste tendenze della tradizione nel suo
sviluppo: a) tendenza a modificare il luogo, il tempo e l'ordine degli
avvenimenti; b) cambiamento dell'inizio o della fine di un racconto, restando
inalterata la parte centrale; c) maggiore stabilità dei logia (detti di Gesù)
rispetto al materiale narrativo; d) tendenza a precisare i racconti aggiungendo
nomi propri; e) tendenza a lasciar perdere gli aramaismi.
Il fatto è che l'applicazione di questo criterio si basa su
un preconcetto, cioè sulla soluzione della questione relativa ai rapporti tra i
Vangeli sinottici che s'intende preferire al momento di partire per questa
ricerca. Inoltre, la determinazione di tendenze o leggi della tradizione
costituisce un'impresa fragile, esposta al soggettivismo. Dedurre poi che le
leggi della tradizione riscontrate in Marco, Luca e Giovanni presiedano anche
alla formazione di Marco e della Quelle è ancor più ipotetico. In realtà la
tradizione ignora tali leggi e si sviluppa in direzioni anche accentuatamente
contrastanti. Le tendenze della tradizione vanno dimostrate con prove rigorose,
definendo con esattezza l'ampiezza del fenomeno. Questo criterio, se permette
di risalire alle forme più antiche della tradizione, resta nei limiti della
critica letteraria. È un criterio di arcaicità delle forme, non però di
autenticità storica del contenuto delle forme.
Pre-criterio decisivo è la presunzione di storicità: «Si
accetta un enunciato sulla parola di colui che l'afferma fino a prova
contraria.»
Criteri di primo ordine o fondamentali
1. Criterio di attestazione multipla: «Si può considerare
autentico un dato evangelico che è solidamente attestato da tutte le fonti (o
la maggior parte) dei Vangeli, e negli altri scritti del Nuovo Testamento.»
I risultati più solidi raggiungibili attraverso questa
regola sono legati ad alcune condizioni. Tale criterio ha maggior peso se il
fatto è riscontrabile in forme letterarie differenti. La certezza che si raggiunge
è basata sulla convergenza di fonti indipendenti. Il criterio va usato in positivo, cioè senza
pretendere di dichiarare inautentico un dato solo perché si trova in un'unica
fonte: il silenzio delle altre fonti non può avere valore di negazione. È un
criterio particolarmente valido quando si tratta di stabilire i tratti
essenziali della figura, della predicazione e dell'attività di Gesù, e non i
dati particolari. Es.: il tema della simpatia e la misericordia di Gesù per i
peccatori compare in tutte le fonti dei Vangeli e nelle forme letterarie più
diverse (parabole: Lc 15,11-32; dispute: Mt 21,28-32; racconti di miracoli: Mc
2,1-12; racconti di vocazione: Mc 2,13-70).
2. Criterio di discontinuità (originalità o differenza): «Si
può considerare autentico un dato evangelico (soprattutto se si tratta di
parole e comportamenti di Gesù), quando esso non è riconducibile né alle
concezioni del giudaismo, né a quelle della comunità cristiana primitiva.»
Questo criterio identifica l'assoluta ed irriducibile originalità
di Gesù rispetto al suo contesto originale ebraico e cristiano primitivo, e
fornisce un minimo importante di dati storici su di lui: alcune sue parole,
alcuni fatti della sua esistenza, alcuni temi fondamentali della sua
predicazione. Così formulato, il criterio richiede di essere usato con
moderazione ed equilibrio. Si scontra infatti con due grossi limiti. Anzitutto
la nostra ancora scarsa conoscenza degli ambienti giudaici e protocristiani.
Quindi il rischio di estrapolare in modo irreale la figura di Gesù dal suo
ambiente originario. Es. di forma: il parallelismo antitetico accentuato sulla
seconda parte, l'uso dell'espressione "Amen" per introdurre le
proprie parole. Es. di contenuto: il rapporto intimo inaudito di Gesù con Dio
attraverso l'espressione "Abba"; l'atteggiamento di obbedienza in
libertà spirituale profonda alla Legge, non come osservanza esteriore; la
chiamata dei discepoli da parte di Gesù, in contrasto con l'usanza giudaica in
cui è il discepolo a scegliersi il maestro; il battesimo di Gesù lo annovera
tra i peccatori, in contrasto con la fede cristiana in Gesù come Signore (così
anche le tentazioni, l'agonia e la morte in croce).
3. Criterio di continuità (conformità o coerenza): «Si può
considerare autentico un detto o un'azione di Gesù che sia strettamente
conforme, non solo con l'epoca e l'ambiente di Gesù (linguistico, geografico,
sociale, politico, religioso), ma anche e soprattutto intimamente coerente con
l’insegnamento fondamentale, l’essenza del messaggio di Gesù, cioè la venuta e
l’instaurazione del regno messianico nella sua persona.»
La conformità esterna del materiale evangelico con
l'ambiente palestinese di Gesù può essere riscontrata a livello
storico-politico, geografico, culturale e religioso. Le corrispondenze
riscontrate a questo livello sono talmente strette e precise da permettere di
superare il dubbio di una ricostruzione artificiale o di un'invenzione
posteriore, anzi contribuiscono a ricomporre la cornice esteriore dei Vangeli
nel suo insieme, anche se non confermano i singoli fatti particolari. La
conformità interna, ben più probante, permette di fissare nell'opera e
nell'insegnamento di Gesù un nucleo storicamente incontestabile, identificato
con la predicazione e l'instaurazione del regno messianico. Grazie
all'argomento di continuità interna, i dati inizialmente meno sicuri, che però
si accordano con tale nucleo criticamente accertato, possono di riflesso essere
anch'essi ritenuti autentici.
Questo criterio ed il precedente si distinguono e si
completano insieme, non vanno isolati né assolutizzati: Gesù appare allo stesso
tempo dentro e fuori del suo ambiente e della sua epoca. Es.: le Beatitudini,
proclamazione della Buona Novella della venuta del regno messianico; le
parabole, tutte incentrate sul regno e le condizioni del suo sviluppo; il Padre
Nostro, preghiera per l'instaurazione del regno; i miracoli, legati al tema del
regno di Dio e dell’esigenza della conversione.
I due criteri di continuità e discontinuità, riconosciuti
dai critici come i più importanti, fanno parte del medesimo metodo comparativo,
che stabilisce un continuo confronto tra i dati della tradizione evangelica da
una parte e, dall'altra, ciò che si trova sia nell'ambiente giudaico sia in
quello della primitiva comunità cristiana. Attraverso tale comparazione
emergono elementi di accordo ed elementi di contrasto.
4. Criterio di spiegazione necessaria: «Se, di fronte a un
insieme considerevole di fatti o di dati, che esigono una spiegazione coerente
e sufficiente, si offre una spiegazione che illumini e disponga armonicamente
tutti questi elementi (che altrimenti rimarrebbero degli enigmi), si può
concludere di trovarsi in presenza di un dato autentico (fatto, azione,
atteggiamento, parola di Gesù).»
È l'applicazione in campo storico del principio di ragion
sufficiente. Un gran numero di fatti nella vita di Gesù (ad es., il suo
atteggiamento verso le prescrizioni legali, le autorità ebraiche e le
Scritture; le prerogative che si attribuisce; il linguaggio che adotta; il
prestigio di cui gode e l'attrattiva che esercita sui discepoli e sul popolo)
hanno senso solo se si ammette all'origine l'esistenza di una personalità unica
e trascendente. Questo criterio, quindi, permette di chiarire la coscienza
messianica e la filiazione divina di Gesù. Le grandi linee del ministero di
Gesù vengono determinate grazie a questo criterio: il suo successo iniziale, la
sua rottura con la Galilea, la sua attività a Gerusalemme, la sua rottura con
il popolo, l'attenzione che concentra sui suoi discepoli. Nel caso dei
miracoli, vi sono una dozzina di fatti importanti che esigono una spiegazione
soddisfacente: l'esaltazione davanti alla sua comparsa, la fede degli apostoli
nella sua messianicità, l'odio dei sacerdoti e dei farisei a causa dei prodigi
operati da Gesù, il legame tra i miracoli e il messaggio sull'imminente venuta
del regno, il rapporto intimo tra le pretese di Gesù come Figlio del Padre e i
miracoli come segni della sua potenza.
Criterio di secondo ordine o derivato
1. Lo stile di Gesù: «Si può considerare autentico un dato
evangelico in cui si riscontra lo stile unico e inimitabile di Gesù, non tanto
quello linguistico-letterario, quanto piuttosto quello che caratterizza la
sua personalità.»
Attraverso l'analisi del substrato aramaico dei Vangeli,
emergono i modi di parlare preferiti di Gesù che esprimono il suo stile. Questo
può essere al massimo un solido indizio di autenticità, ma mai un criterio.
Interessa lo stile di vita personale, di Gesù: il modo di pensare che modella
il linguaggio, il movimento dell'essere che incide sugli atteggiamenti e i
comportamenti. La ricostruzione di questo livello non è però possibile senza
rifarsi ai criteri fondamentali, rispetto ai quali questo è derivato e di
secondo ordine. Il linguaggio di Gesù si contraddistingue per una coscienza del
proprio io di una maestà singolare; per una nota di solennità, sublimità,
sacralità; per un accento insieme di autorità, di semplicità, di bontà, di
urgenza escatologica. Nel comportamento di Gesù si rileva amore per i peccatori,
pietà per i sofferenti e gli oppressi, durezza spietata contro ogni forma di
presunzione, collera contro la menzogna e l'ipocrisia, abbandono radicale a Dio
Padre.
Criteri misti
Si hanno quando un indizio letterario importante si aggiunge
a uno o più fatti storici.
1. Intelligibilità interna del racconto: «Quando un dato
evangelico è perfettamente inserito nel suo contesto immediato o mediato, ed
inoltre è perfettamente coerente nella sua struttura interna (in tutti i suoi
elementi che la compongono), si può ritenere a ragione che si tratti di un dato
autentico.»
Da sé solo questo è ancora semplicemente un indizio
letterario: quando si combina con uno o più criteri fondamentali di autenticità
costituisce un criterio storico misto. Ad es., secondo tutti e quattro i
Vangeli il vero motivo della morte di Gesù è l'ostilità dei capi d'Israele
contro di lui e contro le sue pretese messianiche e di uguaglianza con Dio (Gv
10,33; Mc 14,60-64). Tutti però narrano il motivo apparentemente politico e il
fatto dell'iscrizione della croce: "Gesù, re dei Giudei". La coerenza
del racconto, unita all'attestazione multipla del fatto (Sinottici, Giovanni,
Atti) e il contrasto o discontinuità tra racconto evangelico e la convinzione
della chiesa primitiva, costituiscono un criterio misto e una solida garanzia
di storicità.
2. Interpretazione diversa, accordo di fondo: «Un dato
evangelico attestato da più fonti, sul quale esse manifestino un accordo di
base, nonostante la diversità delle interpretazioni, costituisce una forte
congettura di autenticità storica.»
L'interpretazione diversa di un insegnamento o di un
miracolo è segno di attività redazionale, che testimonia al tempo stesso la
libertà dello scrittore e il suo rispetto per le fonti; riporta a una
tradizione più antica e riduce le mediazioni e le possibilità di deformazione
che ci separano da Gesù, ma da sé non costituisce un criterio di storicità. Ad
es. Luca mette in rilievo la portata sociale delle Beatitudini, Matteo invece
quella morale. Grazie all'applicazione dei criteri di discontinuità e di
conformità, si passa dalla critica letteraria a quella storica. La parabola del
banchetto di nozze, ad es., ha il medesimo messaggio in Luca (14,16-24) e in
Matteo (22,1-14): l'invito al regno attraverso le vie del distacco e della
fede; ma è allo stato più primitivo in Luca, ed invece attualizzato per i
destinatari ebrei da Matteo.
Conclusioni
1. La prova a dimostrazione di autenticità storica dei
Vangeli si fonda sull'uso convergente dei criteri.
2. Mediante l'applicazione convergente dei criteri la quasi
totalità del materiale evangelico viene attestato come storicamente autentico:
- l'ambiente
linguistico, umano, sociale, politico, economico, culturale, giuridico,
religioso;
- le grandi
linee del ministero di Gesù;
- i grandi
avvenimenti della vita di Gesù;
- le dispute
di Gesù con gli scribi e i farisei sulle prescrizioni della Legge;
-
l'atteggiamento contrastante di Gesù;
- le formule
cristologiche enigmatiche;
- i detti
(logia) che tendono a diminuire Gesù e a renderlo inferiore a Dio;
- il rifiuto
da parte di Gesù di un messianismo politico e temporale e la predicazione di un
regno spirituale;
- le pretese
sorprendenti di Gesù;
- la vocazione
e la missione degli apostoli.
3. Il presupposto che i Vangeli meritino fiducia è fondato,
l'onere della prova ricade su quelli che considerano le parole e le azioni di
Gesù interpolazioni o creazioni della chiesa primitiva.
Nenhum comentário:
Postar um comentário