Da Nicea a Costantinopoli
L'accordo di Nicea si rivelò
fragile. Alcuni vescovi ritirarono la loro firma. Ci fu una violenta
opposizione a Nicea e per la chiesa cominciò un lungo periodo di crisi. Gli
ariani e altri gruppi rifiutarono l'homooùsios e di conseguenza tutto il
concilio. Mentre l'occidente latino con l'Egitto, si mantenne fedele a Nicea,
l'oriente dovette assistere a forti tensioni. L'imperatore Costantino avviò una
politica favorevole agli ariani forse per questi motivi:
è influenzato da ariani come Eusebio
di Nicomedia;
la teologia di Ario con la sua
struttura gerarchizzante poteva rispondere meglio alla sua ideologia politica;
la parte ariana, nelle regioni
orientali costituiva la maggioranza della popolazione.
Ario, Eusebio di Nicomedia e gli
altri seguaci a suo tempo esiliati furono riabilitati dall'imperatore dopo che
ebbero sottoscritto formule di fede piuttosto vaghe. I vescovi niceni furono
sistematicamente deposti. Atanasio, dal 328 vescovo di Alessandria, si oppose a
questa politica antinicena e fu esiliato cinque volte (17 anni).
Costantino morì nel 337. Si verificano sanguinose tragedie di palazzo.
Gli succedettero per l'occidente Costante, niceno, e per l'oriente Costanzo II,
ariano. Le varie tendenze teologiche schematicamente si possono presentare in
questo modo:
omousiani ‘Figlio consostanziale
(omoousios) al Padre’;
anomei ‘Figlio diverso (anomoios)
dal Padre;
omeusiani ’Figlio simile (omoios) al
Padre; semiariani aggiungeranno ‘in ogni cosa’.
Il papa resiste alle pressioni e
alle minacce di Costanzo. Nel 360 il sinodo di Costantinopoli proclama
l’omeismo (il Figlio simile al Padre). E’ il trionfo dell’arianesimo.
«Ingemuit totus orbis et arianum se
esse miratus est » (S.Girolamo)
Quando Costanzo diventa unico
imperatore costringe i vescovi a sottoscrivere formule ariane. Il rifiuto era
punito con l'esilio o col carcere. Dovettero soffrire duramente, tra gli altri,
papa Liberio. Costanzo II cercò di imporre l'arianesimo come confessione di
fede dell'impero.
Dopo la parentesi di Giuliano, che
non era né ariano né cattolico, e la ripresa della politica filoariana di
Valente, soltanto con l'avvento degli imperatori cattolici Graziano e Teodosio
la situazione si rovesciò nuovamente a favore degli ortodossi.
Teodosio con l'editto di Tessalonica
del 380 vincolava tutti i sudditi dell'impero al credo di Nicea e creava così
la chiesa di stato. Ordina a tutti di professare “la religione che l’apostolo
Pietro ha insegnato ai Romani e ora confessano il pontefice Damaso e Pietro,
vescovo di Alessandria. Noi crediamo l’unica divinità del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo, i quali hanno un’uguale maestà nella santa Trinità”.
Il concilio di Costantinopoli del
381
Per mettere fine alla disputa
intorno all'arianesimo e normalizzare la situazione della chiesa, Teodosio
convocò un concilio.
Nel 381 si riunirono a
Costantinopoli nel palazzo imperiale 150 vescovi orientali, tra cui Gregorio di
Nazianzo, i fratelli di Basilio Gregorio di Nissa e Pietro di Sebaste, Melezio
di Antiochia e Cirillo di Gerusalemme.
Presiedeva Melezio di Antiochia per
volontà dell'imperatore. Il concilio approvò Gregorio di Nazianzo vescovo di
Costantinopoli; morto Melezio, lo elesse presidente.
Tutta Costantinopoli parla di
teologia. Gregorio di Nazianzo nel presiedere il concilio incontrò tanti
ostacoli, che si ritirò scoraggiato a vita privata.
Il 9 luglio 381 il concilio terminò
i suoi lavori. Il credo di Nicea veniva assunto ed integrato con importanti
precisazioni circa la divinità dello Spirito Santo.
Prendeva così forma il Simbolo
niceno costantinopolitano:
"Crediamo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre (e dal Figlio).
Con il Padre e il Figlio è adorato e
glorificato,
e ha parlato per mezzo dei
profeti".
Al conseguimento di questo risultato
aveva potentemente contribuito l'approfondimento dottrinale operato da Atanasio
e dai Padri Cappadoci. Basilio in particolare era riuscito ad elaborare la
formula: Dio è una sostanza, ma in tre persone (ipostasi) distinte. Aveva anche
chiarito definitivamente la natura divina dello Spirito Santo contro quanti la
mettevano in dubbio o la negavano apertamente, pneumatomachi e macedoniani.
Lo Spirito procede dal Padre, recita
il simbolo di Costantinopoli.
Nella traduzione latina qualcuno
introdusse l'aggiunta filioque, certamente con la pia intenzione di
sottolineare la duplice processione dello Spirito dal Padre e dal Figlio, e
quindi di rafforzare l'affermazione della sua divinità. Fin dal IV secolo la
chiesa greca insegnava una processione dal Padre attraverso il Figlio. La
diversità sta più nella formulazione che nella sostanza. Eppure si pongono le
premesse per un dissidio teologico tra la chiesa latina e quella greca che dura
ancora ai nostri giorni.
Alla fine il concilio promulgò
alcuni canoni.
Il canone terzo fu il più carico di
conseguenze. "Il vescovo di Costantinopoli avrà il primato dell'onore dopo
il vescovo di Roma, perché Costantinopoli è la nuova Roma". Sta qui il
germe della rivalità tra Roma e Costantinopoli di cui il canone 28 di
Calcedonia sarà un nuovo segno e che, dopo ripetute contese, sfocerà nello
scisma del 1054.
Nenhum comentário:
Postar um comentário