sábado, 13 de fevereiro de 2016

LE CONTROVERSIE CRISTOLOGICHE E IL CONCILIO DI EFESO

Le controversie cristologiche e il concilio di Efeso

Dopo il Concilio di Costantinopoli sorsero nuovi conflitti a proposito della definizione del rapporto tra natura umana e natura divina in Gesù Cristo. Apollinare di Laodicea si mantenne fedele alla divinità di Cristo ma, allo scopo di salvaguardare tale divinità, sostenne l'idea secondo cui il Logos, nel 'farsi carne', ha assunto non già un uomo ‘intero’, bensì una natura umana incompleta, priva cioè dell'anima. Alle sue funzioni nei confronti del corpo provvedeva in Gesù Cristo il Logos. E' il Logos che domina, guida e dirige direttamente la natura umana; Gesù Cristo quindi non è intaccato dalla debolezza che nell'uomo è conseguenza del peccato. Ma contro Apollinare si disse che Cristo ha salvato tutto l'uomo! Questo criterio della garanzia di salvezza svolse un ruolo decisivo nella cristologia della chiesa antica.
Ma in questo problema erano contenuti in germe i conflitti teologici che avrebbero lacerato la chiesa nei decenni successivi, a proposito dell'oscura questione dei rapporti tra l'umanità e la divinità nella persona di Gesù Cristo.
Il vescovo di Costantinopoli Nestorio, che proveniva da Antiochia (la scuola antiochena riteneva la divinità e l'umanità in Cristo separate fra loro; la scuola alessandrina sottolineava l’unità della natura umana e divina in Cristo) si mise a predicare che le due nature del Cristo sono tra loro assolutamente divise e che quindi, a rigor di termini, Maria avrebbe potuto essere chiamata soltanto "Madre dell'uomo Gesù” o al massimo "Madre di Cristo", ma certamente non "Madre di Dio" (Theotocos).
Il vescovo di Alessandria Cirillo colse l'occasione per lanciare un attacco contro Nestorio. Le sue lettere ebbero notevole risonanza e gli procurarono non pochi seguaci fra i monaci egiziani, a Roma e presso la corte imperiale. Un sinodo romano nel 430 condannò Nestorio. Cirillo diede maggior forza alla sua argomentazione dogmatica: "Una è la natura del Logos divino incarnato".
Per gli antiocheni mancava nella sua cristologia la dualità di Dio e uomo.

L'imperatore Teodosio II (408 450) convoca il concilio a Efeso. E’ papa Celestino I. Viene invitato anche Agostino, che era però già morto un anno prima dell’apertura del concilio che fu convocato nel 431.   
Sia i preparativi sia l'andamento dei lavori furono agitati da turbolenze. Cirillo ricorse in qualche caso addirittura alla forza. Arrivarono tutti a Efeso pochi giorni prima della Pentecoste, e trovarono Nestorio già lì, sedici vescovi, i chierici che li assistevano e parecchie guardie del corpo armate.
Cirillo si sentì l'autentico signore del concilio, la cui guida non fu quindi certamente sotto la regola della più rigorosa obiettività. Lo svolgimento del concilio mostra che egli era deciso a portare alla vittoria quelle sue idee con metodi estremamente sospetti e pericolosi. Ci furono tentativi di corruzione indegni di un vescovo del quale il vecchio e saggio Tillemont ebbe a scrivere. “S.Cirillo è santo, ma non si può dire che tutte le sue azioni siano sante”.
I vescovi orientali giunsero dopo cinque giorni e i delegati romani dopo due settimane. Il sinodo di Cirillo depose Nestorio che aveva rifiutato di presentarsi.
I delegati di Roma confermarono la sentenza, gli orientali tennero un altro sinodo e deposero Cirillo. Il sinodo di Cirillo rispose deponendo Giovanni di Antiochia e i suoi seguaci. La confusione toccò punte addirittura grottesche. L'imperatore fa arrestare sia Cirillo che Nestorio e Mennone. L’11 luglio i vescovi approvano la deposizione di Nestorio. Il prete Filippo pronuncia le parole riprese dal concilio Vaticano I: “Nessuno dubita che…Pietro…ha ricevuto le chiavi del regno di Nostro Signore Gesù Cristo…è lui che vive ed esercita il potere di giudicare nella persona dei suoi successori”.
L'imperatore sostenne alla fine il partito maggioritario alessandrino e chiuse il concilio nell'ottobre del 431. Alla fine aveva vinto il partito di Cirillo, dal momento che l'imperatore tratteneva in carcere il solo Nestorio. Cirillo poteva contare sul sostegno di vescovi metropolitani come quello di Efeso che mal tollerava la supremazia di Costantinopoli, e quello di Gerusalemme che voleva rendersi indipendente da Antiochia. La sua posizione incontrò pure il sostegno unanime dei fedeli, portati a immaginare Cristo come Dio in forma umana e ad adorare la sua carne incorruttibile nell'Eucaristia. I monaci poi si schierarono in prima linea a difendere Cirillo. L'unico risultato del concilio fu la condanna di Nestorio e la conferma del titolo 'madre di Dio': non venne formulato nessun testo e nessun simbolo.
Sarà sempre motivo di rammarico il fatto che ad Efeso non si sia arrivati ad una discussione oggettiva, concreta e serena tra Nestorio e i suoi amici da un lato e Cirillo dall'altro. Forse si sarebbe così chiarito che il contrasto teologico tra i due era condizionato in maniera decisiva dalla mancanza di una terminologia precisa ed esattamente determinata. Forse Nestorio avrebbe riconosciuto che la tradizione da lui trascurata conosceva già molto bene il titolo di 'theotokos' e con esso la comunicazione degli idiomi, e forse Cirillo avrebbe visto che Nestorio si era impegnato seriamente nella comprensione dell'unità sostanziale delle due nature in Cristo ed era così effettivamente più vicino all'ortodossia di quanto non sembrasse. Il fatto invece che egli sia stato bollato con gli epiteti di 'nuovo Giuda' e di 'sacrilego' grava su Efeso come un'ombra nera. Quando in seguito Nestorio, durante il suo esilio, venne a conoscenza dell'Epistula ad Flavianum di papa Leone, dichiarò subito in una lettera alla popolazione di Costantinopoli che egli era pienamente d'accordo con la cristologia di Leone e di Flaviano. La sua difesa non consente comunque di riconoscere alcun sostanziale passo avanti rispetto alla posizione che aveva già raggiunto nel 431.
La persona e la dottrina di Nestorio sono oggi di nuovo oggetto di accese discussioni. Alcuni lo presentarono come ortodosso. Senza dubbio si può riconoscere a Nestorio personalmente una larga misura di buona fede, ma la sua dottrina era tutt'altro che corretta, anche se era più moderato dei capi della Scuola Diodoro e Teodoro. Fu fatale per lui l'aver ignorato lo sviluppo che la cristologia aveva fatto con i Cappadoci e Cirillo e l'essersi irrigidito sulle posizioni particolari della Scuola antiochena.

In seguito alle severe disposizioni del governo il nestorianesimo andò lentamente scomparendo nell'impero romano. Nel 489 l'imperatore Zenone chiuse la scuola teologica di Edessa, allora sede principale della dottrina nestoriana. I nestoriani non si arresero e diedero in seguito vita ad una chiesa autonoma che prese la via dell'oriente, sviluppandosi verso la Siria e la Persia, per giungere alle lontane contrade dell'India (alla chiesa nestoriana appartennero anche i cristiani di s. Tommaso) e della Cina già fra il VI e VII secolo. I missionari dell'età moderna si imbatterono in fiorenti comunità nestoriane del Malabar provenienti da quell'antico dissidio. Dal XIV secolo in poi ebbe un rapido e forte regresso in seguito alle irruzioni dei Mongoli. Durante la prima guerra mondiale venne in gran parte spostati e dispersi; in combattimenti con i Maomettani dell'Irak, al quale stato furono assegnati nel 1931, molte migliaia di loro furono uccisi; 20 30.000 ripararono in Siria e a Cipro, mentre una frazione minuscola, ebbe dal 1937 in poi una relativa pace. Oltre a questi vi sono circa 150.000 cosiddetti 'cristiani caldei' uniti con Roma (residenza patriarcale a Mossul, rispettivamente a Bagdad). Anche i cristiani di s. Tommaso sono ora in maggioranza uniti (circa un milione); gli altri passarono nel XVII secolo in gran parte al monofisismo (giacobiti).

Nenhum comentário:

Postar um comentário