sábado, 13 de fevereiro de 2016

DA NICEA A CONSTANTINOPOLI

Da Nicea a Costantinopoli

L'accordo di Nicea si rivelò fragile. Alcuni vescovi ritirarono la loro firma. Ci fu una violenta opposizione a Nicea e per la chiesa cominciò un lungo periodo di crisi. Gli ariani e altri gruppi rifiutarono l'homooùsios e di conseguenza tutto il concilio. Mentre l'occidente latino con l'Egitto, si mantenne fedele a Nicea, l'oriente dovette assistere a forti tensioni. L'imperatore Costantino avviò una politica favorevole agli ariani forse per questi motivi:
è influenzato da ariani come Eusebio di Nicomedia;
la teologia di Ario con la sua struttura gerarchizzante poteva rispondere meglio alla sua ideologia politica;
la parte ariana, nelle regioni orientali costituiva la maggioranza della popolazione.
Ario, Eusebio di Nicomedia e gli altri seguaci a suo tempo esiliati furono riabilitati dall'imperatore dopo che ebbero sottoscritto formule di fede piuttosto vaghe. I vescovi niceni furono sistematicamente deposti. Atanasio, dal 328 vescovo di Alessandria, si oppose a questa politica antinicena e fu esiliato cinque volte (17 anni).
Costantino morì nel 337.  Si verificano sanguinose tragedie di palazzo. Gli succedettero per l'occidente Costante, niceno, e per l'oriente Costanzo II, ariano. Le varie tendenze teologiche schematicamente si possono presentare in questo modo:
omousiani ‘Figlio consostanziale (omoousios) al Padre’;
anomei ‘Figlio diverso (anomoios) dal Padre;
omeusiani ’Figlio simile (omoios) al Padre; semiariani aggiungeranno ‘in ogni cosa’.
Il papa resiste alle pressioni e alle minacce di Costanzo. Nel 360 il sinodo di Costantinopoli proclama l’omeismo (il Figlio simile al Padre). E’ il trionfo dell’arianesimo.
«Ingemuit totus orbis et arianum se esse miratus est » (S.Girolamo)
Quando Costanzo diventa unico imperatore costringe i vescovi a sottoscrivere formule ariane. Il rifiuto era punito con l'esilio o col carcere. Dovettero soffrire duramente, tra gli altri, papa Liberio. Costanzo II cercò di imporre l'arianesimo come confessione di fede dell'impero.
Dopo la parentesi di Giuliano, che non era né ariano né cattolico, e la ripresa della politica filoariana di Valente, soltanto con l'avvento degli imperatori cattolici Graziano e Teodosio la situazione si rovesciò nuovamente a favore degli ortodossi.
Teodosio con l'editto di Tessalonica del 380 vincolava tutti i sudditi dell'impero al credo di Nicea e creava così la chiesa di stato. Ordina a tutti di professare “la religione che l’apostolo Pietro ha insegnato ai Romani e ora confessano il pontefice Damaso e Pietro, vescovo di Alessandria. Noi crediamo l’unica divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, i quali hanno un’uguale maestà nella santa Trinità”.

Il concilio di Costantinopoli del 381

Per mettere fine alla disputa intorno all'arianesimo e normalizzare la situazione della chiesa, Teodosio convocò un concilio.
Nel 381 si riunirono a Costantinopoli nel palazzo imperiale 150 vescovi orientali, tra cui Gregorio di Nazianzo, i fratelli di Basilio Gregorio di Nissa e Pietro di Sebaste, Melezio di Antiochia e Cirillo di Gerusalemme.
Presiedeva Melezio di Antiochia per volontà dell'imperatore. Il concilio approvò Gregorio di Nazianzo vescovo di Costantinopoli; morto Melezio, lo elesse presidente.
Tutta Costantinopoli parla di teologia. Gregorio di Nazianzo nel presiedere il concilio incontrò tanti ostacoli, che si ritirò scoraggiato a vita privata.
Il 9 luglio 381 il concilio terminò i suoi lavori. Il credo di Nicea veniva assunto ed integrato con importanti precisazioni circa la divinità dello Spirito Santo.

Prendeva così forma il Simbolo niceno costantinopolitano:
"Crediamo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre (e dal Figlio).
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti".
Al conseguimento di questo risultato aveva potentemente contribuito l'approfondimento dottrinale operato da Atanasio e dai Padri Cappadoci. Basilio in particolare era riuscito ad elaborare la formula: Dio è una sostanza, ma in tre persone (ipostasi) distinte. Aveva anche chiarito definitivamente la natura divina dello Spirito Santo contro quanti la mettevano in dubbio o la negavano apertamente, pneumatomachi e macedoniani.
Lo Spirito procede dal Padre, recita il simbolo di Costantinopoli.
Nella traduzione latina qualcuno introdusse l'aggiunta filioque, certamente con la pia intenzione di sottolineare la duplice processione dello Spirito dal Padre e dal Figlio, e quindi di rafforzare l'affermazione della sua divinità. Fin dal IV secolo la chiesa greca insegnava una processione dal Padre attraverso il Figlio. La diversità sta più nella formulazione che nella sostanza. Eppure si pongono le premesse per un dissidio teologico tra la chiesa latina e quella greca che dura ancora ai nostri giorni.
Alla fine il concilio promulgò alcuni canoni.
Il canone terzo fu il più carico di conseguenze. "Il vescovo di Costantinopoli avrà il primato dell'onore dopo il vescovo di Roma, perché Costantinopoli è la nuova Roma". Sta qui il germe della rivalità tra Roma e Costantinopoli di cui il canone 28 di Calcedonia sarà un nuovo segno e che, dopo ripetute contese, sfocerà nello scisma del 1054.


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